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Anno edizione: 2023
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C’è poco da dire: si scrive “Whitesnake”, si legge “David Coverdale”, si pronuncia “Ultima leggenda dell’Hard Rock”. Per festeggiare i 30 anni d’attività da quando mollò i Deep Purple per creare la propria band, Coverdale sforna, dietro ad una copertina ruffianissima, una sfilza di brani che sembrano scritti negli anni ‘80 ed estratti dal cassetto solo ora. E pure la sua voce non è invecchiata. Il disco giusto per una riflessione: la storia “ufficiale” del rock tramanda che il pop metal anni ’80 sia stato spazzato via dal grunge di nuove band anni ’90 (Nirvana, Alice in Chains ecc.) perché troppo vuoto e superficiale. Eppure quegli svalvolati con parrucche cotonate e jeans attillati un messaggio ce l’avevano: la vita è dura, ma godiamoci il buono che c’è nel mondo e non scordiamoci di divertirci. Un messaggio superficiale ma molto più positivo di quello di quei filosofi in camicione di flanella che rigiravano il coltello nella piaga della depressione adolescenziale al fine di vender dischi. Lo dimostra il fatto che non solo i Whitesnake, ma anche i Bon Jovi, gli Aerosmith, i Van Halen, i Def Leppard, i Guns N Roses, perfino quei vandali dei Motley Crue, sono ancora in attività o comunque vivi e vegeti. I giovani venuti a far loro le scarpe sono finiti subito sotto terra dopo essersi sparati una fucilata in faccia o una pera di diosacosa in vena. Questi sono i fatti, non aggiungo altro. Le conclusioni su chi fossero veramente quelli commerciali, nichilisti e senza valori tiratele da soli.
Recensioni
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