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La voce "a fronna" di Marcello Colasurdo che precede il parlato di Roberto Saviano, la penna di Valeria Parrella e la voce di Zulù, il rap delle favelas e il suono del sitar, il dub di Francesco Di Bella dei 24 Grana e una cover di Mauro Pagani a cui partecipa lo stesso musicista. Il nuovo disco degli 'A 67, la band che prende il nome dai palazzoni di Secondigliano, continua il discorso iniziato tre anni fa con l' album d' esordio "' A camorra song' io" e propone una nuova, intrigante miscela di rock sanguigno e testi di rottura. Registrato negli studi Polosud di Ninni Pascale, "Suburb", questo il titolo del disco, da oggi nei negozi, sembra costruito intorno alla formula del combat-rock, con storie e ritmi contro il "sistema", ritornelli a favore dei diritti umani e contro le mafie ("io nun m' arrenno mai") nel brano di notevole impatto "Chi me sape", dove la voce di Daniele Sanzone sembra più matura e melodica, oppure strofe come quella di "0 'mbruoglio" ("' e muort' non sono chille sparati ma chille stutate aint' 'a 'na vita~") in cui la periferia napoletana incontra quella altrettanto dura del Sudamerica. «è un paradosso, ma i morti veri a volte sembrano quelli che subiscono la violenza delle istituzioni», dice Sanzone, voce e leader degli 'A 67. E se "Felice" è dedicata a Felice Pignataro del Gridas di Secondigliano, con la partecipazione di Francesco Di Bella, "Io nun tengo 'o nomme" riprende musicalmente gli anni Novanta ospitando 'O Zulù dei 99 Posse. E poi c' è il recupero delle radici, con la voce di Colasurdo che apre e chiude "TammorrAntiCamorra" sognando un mondo senza guerre, mentre il sax e un ritmo implacabile accompagnano la voce di Roberto Saviano che legge un discorso dedicato a don Peppino Diana.
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