MARADONA


"El pibe de oro"
calciava anche contro la legge di gravità

di Antonio Gaito



Maradona è nato il 30 ottobre del 1960 nel quartiere disagiato di Villa Fiorito, nella periferia di Buenos Aires ed è cresciuto praticamente con il calcio. Come tutti i ragazzini poveri della sua città, infatti, passava il suo tempo per strada giocando al pallone o facendosi le ossa in campetti disastrati.
Soprattutto, sono i piccoli spazi in cui è costretto a giocare, fra macchine, passanti e quant'altro, che lo abitua a manovrare la palla in maniera magistrale.

Già idolatrato dai compagni di gioco per le sue doti mirabolanti, da subito gli viene appioppato il soprannome di "El pibe de oro" (il ragazzo d'oro), rimasto famoso anche quando divenne una celebrità. Preso atto del suo talento, tenta la strada del calcio professionistico. La sua carriera inizia nell'"Argentinos Juniors", per poi proseguire nel "Boca Juniors", sempre in Argentina.

Le sue straordinarie capacità non potevano non essere notate e, al pari del suo grande predecessore brasiliano Pele', a soli sedici anni è già precettato per giocare nella nazionale Argentina, bruciando in questo modo fulmineamente tutte le tappe. Menotti, però, ct argentino d'allora, non lo convoca per i mondiali del '78 ritenendolo comunque troppo giovane per un'esperienza forte e importante come quella.

Il paese ad ogni modo, sembra non gradire più di tanto la scelta di Menotti: tutti pensano, stampa locale in testa, che invece Maradona sarebbe perfettamente in grado di giocare. Per parte sua, il Pibe de Oro si rifà vincendo i campionati giovanili per nazioni.

Da quel momento in poi, l'escalation del campioncino è inarrestabile. Dopo fulminanti prove in campionato, vola per i mondiali di Spagna '82 dove dona luce ad una non eccezionale Argentina con due gol, anche se nei momenti chiave delle partite con Brasile e Italia, non riesce a brillare come dovrebbe, facendosi pure espellere. E' comunque ormai un mito, l'unico calciatore diventato così popolare e così amato da eclissare quasi del tutto la stella del calcio per eccellenza, Pelé. Nel mezzo, l'ingaggio-record con il quale il Barcellona
lo convince a lasciare il Boca Juniors (è acquistato per sette miliardi di lire dell'epoca).

Purtroppo, però, con la squadra spagnola gioca solamente trentasei partite in due anni, a causa di un bruttissimo infortunio, il piú grave della sua carriera. Andoni Goicoechea, difensore dell'Athletic Bilbao, gli frattura la caviglia sinistra e gli rompe il legamento.

L'avventura successiva è forse quella più importante della sua vita (mondiale a parte, si capisce): approda infatti, dopo numerose trattative, alla città che lo eleggerà a suo portabandiera, che lo innalzerà a idolo e santo intoccabile: Napoli. In effetti, lo stesso Pibe de oro ha più volte affermato che quella è diventata la sua seconda patria dopo l'Argentina... Il sacrificio della società fu notevole, non c'è che dire (una cifra colossale per l'epoca, tredici miliardi di lire), ma sarà uno sforzo ben ripagato dalle performance di Maradona, capace di portare per bene due volte la sua squadra allo scudetto. Viene coniata pure una significativa canzone che mette a confronto i due, cantata a squarciagola dai tifosi che urlano "Maradona è meglio di Pelé".

Ma l'apice della carriera lo tocca ai mondiali di Messico '86.
Trascina l'Argentina alla conquista della Coppa del Mondo, segna complessivamente cinque reti (e fornisce cinque assist), e sarà premiato quale miglior giocatore della rassegna. In più: nei quarti di finale con l'Inghilterra realizza la rete passata alla storia come quella della "mano di Dio", uno "sberleffo" che ancora oggi il calcio non ha dimenticato (Maradona segnò di testa "aiutandosi" a metterla dentro con la mano). Dopo pochi minuti, invece, realizza il gol-capolavoro, quel "balletto" che lo vede partire da centrocampo, e
dribblando mezza squadra avversaria, lo vede depositare la palla in rete. Un gol che è stato votato da una giuria di esperti come il più bello della storia del calcio. Infine, guida praticamente da solo l'Argentina fino al trionfo contro la Germania Ovest per 3-2 nella finale.

Sentiamo come ci descrive la scena Igor Principe:
"...con quella realizzazione (il gol fatto di mano) si assicura la vittoria nella classifica dei cannonieri di quell'edizione del mondiale. Bloccate sulla parità, le squadre si studiano come due schermitori. Fino al momento in cui Maradona estrae dal suo repertorio un vero colpo di fioretto.
Conquista la palla a centrocampo, danza una "veronica" (cioè evita un giocatore piroettando sulla sfera e portandola avanti prima con un piede e poi con l'altro) e comincia una corsa infinita verso la porta difesa da Shilton. Ben sei giocatori inglesi lo affrontano, invano, quasi ipnotizzati dal quel brutto anatroccolo che infila una finta dietro l'altra mantenendo incollato il pallone al suo piede sinistro. Giunto in area di rigore, con tre difensori alle spalle come mastini sulla preda, Maradona prima fa un rasoterra infilando la palla sotto il fianco del portiere, poi la deposita con dolcezza in rete.
Con ogni probabilità, è il gol più bello della storia del calcio".

Da quel successo Maradona ha portato ai vertici del calcio europeo anche il Napoli: come detto, due scudetti vinti, una coppa Italia, una coppa Uefa e una Supercoppa italiana.

Poi venne Italia '90 e, quasi in contemporanea, il declino del campione idolatrato in tutto il mondo. L'Argentina in quel mondiale arriva sì in finale, ma perde contro la Germania per un rigore di Brehme. Maradona scoppia in lacrime, denunciando successivamente: "E' un complotto, ha vinto la mafia". Sono
solo i primi segnali di un'instabilità emotiva e di una fragilità che nessuno sospetterebbe da un uomo come lui, abituato a rimanere sempre al centro dei riflettori. Un anno più tardi, infatti, (è il marzo 1991), viene scoperto positivo a un controllo antidoping, con la conseguenza che viene squalificato per quindici mesi.

Lo scandalo lo travolge, fiumi di inchiostro vengono spesi per analizzare il suo caso. Il declino, insomma, sembra inarrestabile, si presenta un problema dietro l'altro. Non basta il doping, entra in scena anche il "demone bianco", la cocaina, di cui Diego, a quanto riportano le cronache, è un assiduo consumatore. Infine, emergono gravi problemi con il fisco, a cui si affianca la grana di un secondo figlio mai riconosciuto. Quando la storia del campione sembra avviarsi a una triste conclusione, ecco l'ultimo colpo di coda, la convocazione per Usa '94, a cui si deve uno strepitoso gol alla Grecia. I tifosi, il mondo, spera che il campione sia finalmente uscito dal suo oscuro tunnel, che torni ad essere quello di prima, invece viene nuovamente fermato per uso di efedrina, sostanza proibita dalla Fifa. L'Argentina è sotto choc, la squadra perde motivazione e grinta e viene eliminata. Maradona, incapace di difendersi, grida a un ennesimo
complotto contro di lui.

Nell' ottobre del 1994 Diego viene ingaggiato come allenatore dal Deportivo Mandiyù, ma la sua nuova esperienza finisce dopo solo due mesi. Nel 1995 va ad allenare la squadra del Racing, ma dà le dimissioni dopo quattro mesi. Poi torna a giocare per il Boca Juniors e i tifosi organizzano una grande e
indimenticabile festa allo stadio della Bombonera per il suo ritorno. Rimane al Boca fino al '97 quando, nell'agosto del 1997, viene trovato nuovamente positivo ad un controllo antidoping. Nel giorno del suo trentasettesimo compleanno, el Pibe de oro annuncia il suo ritiro dal calcio.

Conclusa la sua carriera calcistica Diego Armando Maradona, sembra aver avuto qualche problema di "assestamento" e di immagine: abituato ad essere idolatrato dalle folle e amato da tutti, sembra che non si sia ripreso all'idea che la sua carriera fosse finita e che quindi i giornali non avrebbero più parlato di lui. Se non parlano più di lui dal punto di vista calcistico, però, certamente lo fanno nelle cronache dove Diego, per una cosa per l'altra (una volta è qualche apparizione televisiva, un'altra per qualche improvvida rissa con gli invadenti giornalisti che comunque lo seguono ovunque), continua a far parlare di sé.


Premi ottenuti da Maradona nella sua carriera

1978: Capocannoniere del Campionato Metropolitano.
1979: Capocannoniere del Campionato Metropolitano.
1979: Capocannoniere del Campionato Nazionale.
1979: Campione del Mondo juniores con la nazionale argentina.
1979: "Olimpia de Oro" al Miglior calciatore argentino dell'anno.
1979: Scelto dalla FIFA come Miglior Calciatore dell'anno in Sudamerica.
1979: Ottiene il Pallone d'Oro come Miglior Calciatore del momento.
1980: Capocannoniere del Campionato Metropolitano.
1980: Capocannoniere del Campionato Nazionale.
1980: Scelto dalla FIFA come Miglior Calciatore dell'anno in Sudamerica.
1981: Capocannoniere del Campionato Nazionale.
1981: Riceve il Trofeo Gandulla come Miglior Calciatore dell'anno.
1981: Campione di Argentina con il Boca Juniors.
1983: Vince la Coppa del Re con il Barcellona.
1985: Viene nominato ambasciatore dell'UNICEF.
1986: Campione del Mondo con la nazionale argentina.
1986: Vince il secondo "Olimpia de Oro" al Miglior calciatore argentino dell'anno.
1986: E' dichiarato "Cittadino Illustre" della Città di Buenos Aires.
1986: Ottiene la Scarpa d'Oro consegnata dalla Adidas al miglior calciatore dell'anno.
1986: Ottiene la Penna d'Oro come miglior calciatore in Europa.
1987: Campione d'Italia con il Napoli.
1987: Vince la Coppa Italia con il Napoli.
1988: Capocannoniere della Serie A con il Napoli.
1989: Vince la Coppa UEFA con il Napoli.
1990: Campione d'Italia con il Napoli.
1990: Ottiene il Premio Konex di Brillante per la sua abilità sportiva.
1990: Secondo posto nella Coppa del Mondo.
1990: Nominato Ambasciatore dello Sport dal Presidente dell'Argentina.
1990: Vince la Supercoppa Italiana con il Napoli.
1993: Premiato come Miglior Calciatore Argentino di tutti i tempi.
1993: Vince la Coppa Artemio Franchi con la nazionale argentina.
1995: Ottiene il Pallone d'Oro alla carriera.

1995: Premiato come "Maestro Ispiratore di Sogni" dall'Università di Oxford.
1999: "Olimpia de Platino" al Miglior Calciatore del secolo.
1999: Riceve dalla AFA il premio come miglior sportivo del secolo in Argentina.
1999: Il suo slalom del 1986 contro l'Inghilterra è scelto come miglior gol della storia del calcio.

vedi anche "Storia del NAPOLI CALCIO"

di ANTONIO GAITO
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